RESTAURO
L’arco d’ingresso est del tempio, detto Arco di Camilliano, è stato rinvenuto nel 1969 nei negozi del palazzo ad angolo tra via S. Ignazio e via Piè di Marmo (civico 24) conservati dalle cantine fino al primo piano, in opera quadrata di travertino.
Il primo documento antico che riguarda questo arco monumentale è l’Arcus ad Isis scolpito nel rilievo che decorava il mausoleo della famiglia degli Haterii, in via Labicana (via Casilina) a Roma. Quinto Aterio Thychicus era un appaltatore che sotto Domiziano intraprese tra le opere più importanti a Roma, fra cui il Colosseo. Essi erano tra i principali costruttori della Roma imperiale sotto la dinastia Flavia.
Vi sono molti documenti del passato che testimoniano l’esistenza di quest’arco monumentale dopo la fine dell’Impero. Sappiamo che il nome della piazza, oggi del Collegio Romano, si chiamava Campo Camilliano in epoca medioevale fino al rifacimento dell’area per mano dei gesuiti alla fine del XVI secolo (1584).
L’arco Camilliano è ben presente in molte carte stradali del XVI secolo, come quelle di Nicolaus Beatrizet, del Tempesta, ecc. dove via del Piè di Marmo viene chiamata “strada sotto l’arco di Camigliano”.
Nel 1590 Flaminio Vacca ebbe l’occasione di vedere, durante uno scavo, le colonne in marmo giallo, gli altari per i sacrifici e gli arieti dell’Iseo.
Un unico frammento è oggi ancora visibile, un piede di marmo, forse pertinente alla Statua di Serapide, situato all’incrocio tra via Santo Stefano del Cacco e via di Piè di Marmo.
Il piede di marmo era originariamente su via piè di marmo e fu spostato per il transito del corteo funerario di Re Vittorio Emanuele II e poi mai più rimesso al suo posto originale.
L’arco Camigliano fu mutilato a più riprese, fino alla totale demolizione alla fine del 1592.
Nell’archivio della Compagnia della Ss. Annunziata, allora proprietaria dello stabile, vi è l’atto di vendita al cardinale Anton Maria Salviati, nel 1595, per la costruzione del vicino palazzo, oggi inserito all’interno di Palazzo Doria Panphili.
Nella seconda metà del 900, nell’ambito della vendita dei negozi di pertinenza dell’immobile dove si trovano i resti dell’Arco Camigliano, l’acquisto viene realizzato dall’architetto Carlo Balbino. Egli, scoprendo la storia dell’arco, coinvolge la Soprintendenza Archeologica romana, allora sotto il Prof. La Regina, per affidare a loro gli scavi al fine di liberare i resti dell’arco Camigliano.
Questi vengono realizzati negli anni 1980-81 raggiungendo il piano di calpestio romano e liberando il fornice settentrionale dell’arco romano.
Dopo gli scavi le vestigia antiche vengono vincolate dalla Soprintendenza Archeologica di Roma e dal Ministero dei Beni Culturali. L’arch. Balbino, visto dell’enorme spesa per finanziare lo scavo e conseguente consolidamento dell’immobile, decise di non intraprendere i lavori di rifinitura dell’immobile che rimase quindi in uno stato di cantiere fino al 2024.
Nel 2020 una società del gruppo Viaggi dell’Elefante acquista dagli eredi dell’arch. Balbino l’immobile.