STORIA

Il culto di Iside venne introdotto a Roma nel I secolo a.C., incontrando inizialmente resistenze da parte dell’aristocrazia tradizionalista.

Nel 53 a.C., il Senato ordinò la demolizione dei sacelli privati dedicati alla dea all’interno delle mura cittadine. Nonostante ciò, già in epoca repubblicana (I secolo a.C.), nello stesso luogo in cui sarebbe sorto l’Iseo Campense, era attestata la presenza di un tempio dedicato a Iside, frequentato anche dalla regina Cleopatra, compagna di Cesare.

Nel 43 a.C., nel Campo Marzio, tra il Saepta Iulia e il tempio di Minerva, venne eretto l’Iseo Campense, un grande santuario dedicato a Iside e al suo consorte Serapide.

Fu il tempio egizio più importante della Roma imperiale, grazie anche alla passione degli imperatori per la dea egizia. Tuttavia, il culto di Iside incontrò periodi di sospensione: venne interrotto prima da Agrippa, nel 23 a.C., e poi da Tiberio, ma fu reintrodotto da Caligola e perdurò fino alla fine dell’Impero romano.

Il complesso subì varie vicissitudini nel corso della sua storia. Nel 80 d.C., un incendio ne causò la distruzione, ma fu ricostruito da Domiziano e successivamente modificato da Adriano.

In epoca severiana furono intrapresi importanti restauri, che interessarono gran parte delle strutture. Il santuario continuò ad essere un importante centro di culto fino al V secolo.

Descrizione

Il Tempio di Iside, imponente nelle sue dimensioni (240 metri di lunghezza e 60 di larghezza), era articolato in tre parti principali:

  • una corte centrale rettangolare, accessibile tramite archi monumentali.
  • una piazza scoperta, ornata da coppie di obelischi in granito rosso e sfingi, con al centro il tempio isiaco.
  • un’esedra semicircolare che ospitava il serapeo, oggi occupata dalla chiesa di Santo Stefano del Cacco.

L’arco Camilliano costituiva l’ingresso orientale dell’Iseo Campense.

Probabilmente edificato durante il regno di Adriano su una struttura preesistente del I secolo d.C., faceva parte di una più ampia riorganizzazione dell’area, intrapresa dall’imperatore nel corso della costruzione del Pantheon e del tempio di Adriano.

Questo rinnovamento urbanistico arricchì e ridefinì completamente l’insula sacra.
All’interno della corte sacra, si trovavano diversi elementi decorativi di grande rilievo.

Tra questi, un obelisco che oggi troneggia al centro di Piazza Navona, gli obelischi di piazza della Minerva, di piazza del Pantheon, del monumento ai caduti della battaglia di Dogali, l’obelisco del giardino di Boboli a Firenze. Numerose statue e opere d’arte ritrovate nell’area sono oggi conservate nei Musei Capitolini, nel Museo Barracco, nei Musei Vaticani e persino al Louvre. Tra i ritrovamenti più noti citiamo le statue monumentali, allegorie dei fiumi Tevere e Nilo rispettivamente al Museo del Louvre e ai Musei Vaticani.

Molti ritrovamenti archeologici legati al tempio diedero il nome alla toponomastica moderna del Rione Pigna.

A Piazza della Pigna venne rinvenuta una grande scultura in bronzo di una pigna, oggi nel Cortile della Pigna in Vaticano.

Tra le tante sculture provenienti dall’Iseo citiamo la statua di Iside Sothis, nota come “Madama Lucrezia”, collocata davanti alla basilica di San Marco, e il celebre piede di marmo in via del Pie’ di Marmo, probabilmente un frammento della statua monumentale di Serapide.

A via Santo Stefano del Cacco vennero trovati durante degli scavi delle sculture egizie di babuini, animali sacri, oggi conservati ai Musei Capitolini, statue che hanno doto il nome alla strada. Infatti, per “cacco” si intende una storpiatura della parola macaco, per definire in dialetto l’attribuzione delle scimmie a una particolare specie.

Il culto isiaco raggiunse il suo apice nel II e III secolo d.C. in tutto l’Impero Romano, ma ebbe un’influenza significativa anche in epoca cristiana. Il sincretismo religioso portò infatti a una sovrapposizione simbolica tra la figura di Iside, spesso raffigurata nell’atto di allattare il proprio figlio Horus, e la Vergine Maria con il bambino Gesù. Questa transizione contribuì alla trasformazione e alla continuità di alcuni elementi dell’antico culto.

Il culto isiaco raggiunse il suo apice nel II e III secolo d.C., ma ebbe un’influenza significativa anche in epoca cristiana. Il sincretismo religioso portò infatti a una sovrapposizione simbolica tra la figura di Iside, spesso raffigurata nell’atto di allattare un bambino, e la Vergine Maria. Questa transizione contribuì alla trasformazione e alla continuità di alcuni elementi dell’antico culto.

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