TEMPIO E AREA

Regio IX - Circus Flaminius

Il Campo Marzio di Roma ospitò, nei secoli finali della Repubblica, un importante complesso religioso dedicato ai culti egizi: l’Iseo-Serapeo, noto anche come Iseo Campense.

Questo tempio, il più rilevante dedicato alle divinità alessandrine, era situato nella Regione IX e circondato da un muro perimetrale, con ingressi documentati come l’arco di Camigliano e l’arco di Giano alla Minerva. Questi varchi non conducevano direttamente al tempio, ma a un ampio cortile che collegava la piazza dei Saepta con via Lata.

Il cortile era decorato con un obelisco, probabilmente quello oggi a piazza Navona, e fungeva da accesso all’Iseo vero e proprio.
Il tempio sorgeva accanto alla grande piazza dei Saepta Iulia, un tempo luogo delle elezioni e, in epoca imperiale, spazio destinato ai mercati e alle assemblee militari. Fin dall’epoca di Silla, la struttura era costituita da un ampio complesso di edifici, successivamente ampliati e restaurati da vari imperatori, tra cui Caligola e Domiziano. L’Iseo occupava un’area vastissima, con un asse nord-sud di oltre 400 metri, estendendosi tra via del Seminario, piazza di S. Stefano del Cacco, via di S. Ignazio e piazza del Collegio Romano.

Secondo gli studi di Lanciani, l’Iseo comprendeva:

  • un doppio tempio con influenze architettoniche egizie;
  • un’area porticata destinata al culto e alla socializzazione
  • magazzini e abitazioni per i sacerdoti e il personale del tempio.

Un viale (dromos), fiancheggiato da sfingi, leoni e obelischi, attraversava il cortile centrale, conducendo al tempio vero e proprio.

Questo era un prostilo tetrastilo, sopraelevato su una piattaforma accessibile tramite una scalinata ornata con bassorilievi e geroglifici. All’ingresso, due statue con la duplice corona simboleggiavano l’unione dell’Alto e del Basso Egitto, mentre l’architrave era decorato con un disco solare alato.

La statua di Iside, raffigurata con una situla nella mano sinistra e una patera nella destra, dominava il timpano, dove era rappresentata Iside-Sothis che cavalca il cane Sirio.
Il quartiere attorno all’Iseo era un vero e proprio distretto egizio, abitato da sacerdoti, artigiani e commercianti, simile a un quartiere romano esistente ad Alessandria d’Egitto. Questo rifletteva la volontà di Roma di equiparare la propria cultura a quella egizia, piuttosto che soggiogarla.

La presenza di una colonia egiziana a Roma, documentata fino alla fine del IV secolo, suggerisce che i riti e le tradizioni funebri egizie fossero praticati in città, anche se la localizzazione esatta dei luoghi di sepoltura rimane incerta.
L’Iseo Campense subì vari restauri nel corso dei secoli, specialmente dopo l’incendio dell’80 d.C., sotto Domiziano, che arricchì il tempio con elementi faraonici ed ellenistici. Adriano, nel II secolo, fece costruire un emiciclo per il Serapeo, mentre restauri successivi furono eseguiti sotto Alessandro Severo, Diocleziano e Massimiliano. Numerosi reperti egizi rinvenuti a Roma provengono da quest’area, tra cui colonne, obelischi, statue di divinità egizie e sfingi, molte delle quali sono oggi conservate nei Musei Vaticani e in altre istituzioni.
Il declino dell’Iseo iniziò nel IV secolo con la progressiva cristianizzazione dell’Impero. Le statue del dromos furono abbattute nel VI secolo, e i materiali del tempio furono riutilizzati per la costruzione di edifici cristiani, tra cui S. Maria in Trastevere. Tuttavia, la struttura rimase parzialmente in piedi fino al 1084, quando Roma fu devastata dai Normanni e dai Saraceni. Nei secoli successivi, le colonne e gli elementi decorativi vennero smantellati e reimpiegati in chiese e palazzi, segnando la definitiva scomparsa dell’antico tempio egizio di Roma.

 

FONTE: B. de Rachewiltz, A. M. Partini – ROMA EGIZIA: culti, templi e divinità egizie nella Roma Imperiale – Edizioni mediterranee Roma

Torna in alto